Il Grand-Tour
Il termine ‘Grand Tour’ venne
coniato nel 1670 da Richard Lassels, autore di "Voyage of Italy, or a complete journey through Italy"; divenne poi di uso corrente nel
XVIII secolo allorché fra gli uomini di cultura dell’Europa
centro-settentrionale si diffuse la moda di compiere il ‘viaggio in
Italia’ sulle tracce dello splendore della storia e dell’arte
classica. “Italia solatìa”, culla di Civiltà… indicibile era la
fascinazione che i paesaggi della Penisola, disseminati di vestigia
millenarie, esercitavano sull’animo di artisti e intellettuali. La moda
seguitò fino agli albori del '900, accordandosi con l'evolversi della
sensibilità culturale, dal neo-classicismo al romanticismo al
decadentismo, dal gusto per il pittoresco al gusto per il 'sublime'.
La direttiva principale del Grand Tour passava per la Flaminia: sulla
tappa da Roma a Spoleto, si transitava per Ocriculum,
Narni, Terni, e si giungeva finalmente alla Cascata delle Marmore (per
descrivere lo spettacolo delle sue acque Salvator Rosa coniò l’ossimoro
‘orrida bellezza’).
L’animo frastornato dall’emozione sturm und drang della visita
allo "spumeggiante inferno d’acque" della Cascata (per
dirla parafrasando le parole della celebre ode di Byron) poteva subito
rasserenarsi di fronte al paradiso di tranquillità del Lago di
Piediluco, coi suoi molteplici seni infiordati tra dolci colline boscose
e le alte vette, di "suggestione alpina", dei monti del Terminillo all'orizzonte.
Tra i
viaggiatori del Grand Tour, che si sono soffermati alla Cascata delle
Marmore e a Piediluco, ricordiamo Byron, de Montaigne, Goethe,
Gregorovius, Addison, H.C.Andersen, H. Hesse, J.G. Seume, R.Woss,
R.Wagner, S. Freud… In particolare tra i pittori non si possono
dimenticare le suggestive vedute di Corot, van Wittel, Ducros e del
Turner.
Bellissima tra tutte la descrizione di Piediluco di Istvan Von Sebastian,
letterato, scienziato e rivoluzionario ungherese che visitò Piediluco a
cavallo tra '800 e '900:
"Solo qui ho visto riunita in una straordinaria sintesi la maestosità dei paesaggi nordici - seni lacustri insinuati tra boschi smeraldini come fiordi scandinavi, falesie di monti sullo sfondo che al tramonto riverberano un'enrosadira dolomitica - e insieme lo splendore del sole del cielo mediterraneo e il rigoglio vivido e sensuale della natura calda del Sud"