PIEDILUCO: DAL LACUS VELINUS ALLA CASCATA DELLE MARMORE
Il prosciugamento del ‘Lacus Velinus’, grazie alla costruzione artificiale Cascata delle Marmore, ha modificato l’intero ecosistema della Conca Reatina. Dell’antico lago sono rimasti solo dei laghetti residui nelle zone più depresse. Il lago di Piediluco, il più esteso, quello di Ventina e quelli Lungo e di Ripasottile. L’ecosistema dei laghi Lungo e Ripasottile costituisce un esempio di zona umida appenninica la cui salvaguardia e fruibilità è stata garantita dall’istituzione della Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile (1985). L’area si presenta come un dedalo di corsi d’acqua, canali, paludi e specchi d’acqua secondari (detti lame), racchiusa a est dai monti Reatini e a ovest dai monti Sabini. Eccezionale motivo di interesse naturalistico è l’avifauna che popola la riserva. A nord del lago di Piediluco è situato il Parco Fluviale della Valnerina, un’ampia zona che, seguendo il corso del Nera, va da Ferentillo alla Cascata delle Marmore. Non distante dal lago, alla base dei monti Reatini, inserita nella Riserva Naturale dei Laghi Lungo e Ripasottile, si trova la Sorgente di Santa Susanna che, con una portata di 5.000 litri al secondo, è una delle più grandi d’Europa. Da essa hanno origine il fiume ed il canale di Santa Susanna; il primo si getta nel lago di Ripasottile e il secondo nel Velino.
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LA STORIA Le vicende geologiche del bacino del Lacus Velinus, l’ampliarsi e il restringersi dei suoi limiti, in epoca sia preistorica che storica, sono in diretta connessione con le vicissitudini oroidrografiche dei fiumi Nera e Velino e con la formazione della cascata delle Marmore. Gli studiosi individuano due momenti ben distinti: una fase preistorica (dalla costituzione del ciglione delle Marmore fino ad un momento imprecisato in cui le acque del fiume Velino riuscirono spontaneamente ad aprirsi un varco verso il Nera) e una fase storica (dello svuotamento parziale della conca reatina fino ai giorni nostri). È impossibile pertanto ricostruire le vicende geologiche che portarono alla attuale configurazione del lago di Piediluco senza tenere presenti le tappe principali dell’evoluzione ambientale dell’intero territorio circostante. EPOCA PREISTORICA: A partire dal Quaternario post-villlafranchiano, i fiumi Velino e Nera, originariamente comunicanti sullo stesso piano, cominciarono a subire una forte differenziazione di livello dovuta al fatto che le acque del Velino, a causa delle forti quantità di bicarbonato di calcio in esse presenti, avevano (come hanno ancora oggi) una accentuata attività incrostante, mentre quella del Nera, al contrario, iniziarono una rapida azione erosiva che portò alla incisione della sua stessa valle (l’ultimo tratto del corso del Velino scorre attualmente ad una quota di circa m. 370, mentre il sottostante Nera ad una quota di m. 210). Proprio in corrispondenza delle Marmore, laddove avveniva la confluenza dei due fiumi, si formò pian piano un poderoso blocco di travertino che, a mo’ di diga, finì per ostacolare il deflusso del fiume Velino nel Nera determinando il progressivo alluvionamento della pianura circostante e portando alla formazione di un ampio lago che fu detto in epoca storica Velinus. Questo, nella fase di massima estensione, ricopriva con le sue acque i territori delimitati dalle ispoipse 378~38O e precisamente buona parte della porzione settentrionale della pianura di Rieti, il piano di Canale e le conche degli attuali laghi di Ventina e di Piediluco. Quest’ultimo specchio d’acqua aveva forma simile a quella odierna, eccetto per la sezione sud-orientale del lago di Piediluco, in quanto le acque, a differenza di oggi, circondavano completamente il colle di Grugliano e si estendevano per le ampie aree attualmente dette La Tenuta e la Bandita sotto i colli di Labro (vedi mappa topografica). Alle Marmore le acque del Velino dovevano giungere fin quasi all’orlo del ciglione, ma solo in piccola parte precipitavano nella valle sottostante mediante una serie di piccole cascate; ciò fin quando, in un momento imprecisato, la pressione aprì un varco di maggiore ampiezza sicché la copiosa precipitazione nel Nera determinò uno svuotamento parziale dell’antico bacino. Si formò in tal modo quello che gli studiosi definiscono «lago Velino storico», relitto di quello ben più vasto di epoca preistorica, le cui acque ricoprivano l’area delimitata dalla isoipsa 375.
EPOCA STORICA: Le acque del «Velino storico»
occuparono la suddetta estensione fino al primo taglio delle Marmore che
la tradizione (basata su un’affermazione di Cicerone e su di un passo di
Servio) attribuisce al console M. Curio Dentato. Nel 272 a.C. il console
romano, dopo aver debellato i Sabini, avrebbe fatto scavare un canale
(la Cava Curiana) nel poderoso banco di travertino del ciglione delle
Marmore per liberare la piana Reatina dalle acque stagnanti e bonificare
vaste aree di acquitrino, originando così una grandiosa cascata
‘artificiale’ con un salto di oltre centosessanta metri. Nonostante
alcuni studiosi contestino la precisa attribuzione dell’opera a M.C.
Dentato, tuttavia appare certo che il primo taglio delle Marmore,
risalente indubbiamente al III sec. a.C., favorendo il deflusso delle
acque del lago Velino nel Nera, determinò un ulteriore svuotamento del
lago storico il quale rimase frazionato in una serie di bacini minori
tra loro privi di continuità in corrispondenza delle aree maggiormente
depresse. In questo periodo il lago di Piediluco aveva comunque ancora
un’estensione maggiore dell’attuale: giungeva verso occidente fino al
Piano di Canale e al Piano delle Marmore, ed aveva il fiume Velino sia
come immissario che come emissario. Fin da quest’epoca si sorsero
numerosi i contrasti fra Reatini e Interamniati (Ternani) per la
gestione della cascata ‘artificiale’delle Marmore: i primi, per evitare
un nuovo impaludamento della pianura, intendevano ampliare e mantenere
in efficienza il canale di imbocco della cascata, ossia la Cava Curiana,
ad onta del naturale fenomeno di ostruzione dovuta all’attività
incrostante delle acque del fiume Velino; i secondi, invece, cercavano
in tutti i modi di ostruire il canale di scolo per limitare le frequenti
inondazioni che il Nera, ingrossato dalle acque del Velino, provocava in
Interamnia (Terni) e nei territori circostanti. Si ha per esempio
testimonianza che nel 54 a. C. davanti al console Appio Pulcro e a dieci
legati, Cicerone sostenne le ragioni dei Reatini ed Aulo Pompeo quelle
dei Ternani, ma l’esito della vertenza ci è rimasto sconosciuto. In
seguito, al tempo dell'imperatore Tiberio, avendo il Tevere inondato
Roma, Ateio Capitono e Lucio Arrunzio proposero un opera per la
limitazione dell'afflusso idrico nel bacino fluviale tiberino,
ipotizzante, oltre alla diversione di molti affluenti e sub-affluenti,
la chiusura della Cava Curiana; tuttavia il progetto non fu realizzato a
causa delle resistenze dei Fiorentini (cui si minacciava la deviazione
della Chiana nell'Arno), dei Reatini e degli Interamniati.
Col passare degli anni grazie alla Cava Clementina vennero bonificati circa 5400 ettari di terreno paludoso ed il livello delle acque si ridusse notevolmente; l’intero territorio assunse una conformazione molto simile a quella odierna. Il livello del lago di Piediluco diminuì e il bacino si ridusse entro le dimensioni attuali: se verso est le aree dell’attuale Tenuta e della Bandita emersero dalle acque, i mutamenti più rilevanti si ebbero nel versante nord-occidentale del lago. Qui le acque si ritirarono dal Piano di Canale e dal Piano delle Marmore ed il fiume Velino si rese indipendente dal lago. Tra il fiume e il lago rimase tuttavia una zona paludosa dove si trovava il laghetto della Volta poi bonificato.
Mappa del XVII secolo. Si noti il 'pettine' delle diverse Cave fra il lago di Piediluco e la Cascata delle Marmore. Il fiume Velino appare connesso al lago entrando sul lato occidentale in corrispondenza della conca di Piano di Canale formando una zona acquitrinosa; questa però negli anni successivi, per l'abbassamento del livello, sarà bonificata, sicché tale continuità tra lago e fiume risulterà interrotta, e il Velino scorrerà verso le Cave scavalcando a occidente il lago.
EPOCA CONTEMPORANEA: Nei primi decenni del
Novecento la crescente domanda di forza motrice da parte delle industrie
ternane determinò la realizzazione di un progetto di razionalizzazione
della gestione delle risorse idroelettriche del sistema del Velino-Nera,
nel cui ambito il Lago di Piediluco ha assunto la funzione fondamentale
di elemento di regolazione e accumulo. V'è da dire che a partire dagli
ultimi decenni del XIX secolo erano entrate in attività svariate
centrali idroelettriche utilizzanti il salto delle acque fra il ciglio
delle Marmore e il fondovalle nerino: nella fattispecie, durante le
fasi operative delle centrali, le acque venivano sottratte al
precipitare nella cascata per essere convogliate nelle condotte forzate
attraverso bocche di presa poste nella parte terminale della Cava
Clementina. Per svincolare la capacità di presa dalla mutevolezza del
flusso del Velino, negli anni '920 si ristabilì l'interconnessione tra
il lago di Piediluco e il Fiume Velino mediante un taglio artificiale
rettilineo di 400 m dal braccio nord-occidentale di S. Nicolò; la grande
superficie del lago veniva così ad assumere la funzione di bacino di
regolazione del flusso idrico. Parallelamente, in localita Marmore
veniva costruito una sistema di dighe deviatrici, capaci di commutare il
flusso delle acque alternativamente verso la cascata e le bocche di
presa della grande centrale di Galleto. Venne quindi istituito un
sistema di regolazione artificiale dei flussi. Durante le ore notturne
sia la cascata che le centrali idroelettriche sono inattive, ossia le
dighe deviatrici delle Marmore sono completamente chiuse: tale blocco
'respinge' il flusso apportato dal Velino costringendolo ad accedere al
Lago di Piediluco attraverso il suddetto taglio: quindi il livello del
lago tende ad innalzarsi. Nelle ore diurne le dighe deviatrici si aprono
verso la cascata concomitantemente con gli orari di apertura, fissati su
base 'turistica', e verso le condotte forzate della centrale
idroelettrica, concomitantemente alle fasi di maggior richiesta di
potenza elettrica da parte dell'utenza industriale e civile dell'area
ternana; ne risulta che il flusso drenato a Marmore per l'una e/o per
l'altra via può essere periodicamente ben maggiore rispetto al
contingente apporto di flusso del fiume Velino; la differenza viene
fornita dalle acque accumulate nel lago, che fuoriescono verso il Velino
e quindi la Cava Clementina attraverso il taglio: in tal modo il livello
del lago tende ad abbassarsi.
Immagine di Piediluco degli anni 1930. In
primo piano il taglio artificiale di interconnessione fra il lago e il
Velino.
Immagini della cascata delle Marmore, la più alta d'Europa.
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