San Pastore - Contigliano
Pagina tratta dal web istituzionale del Comune di Contigliano (RI), www.comune.contigliano.ri.it

Nel 1234 i monaci Cistercensi che vivevano nel convento di S. Matteo di Montecchio ottennero dal Papa di potersi spostare a S. Pastore; sappiamo da documenti che già prima, almeno da 5 secoli, in questa località dovette sorgere una chiesa, visto che troviamo citata una chiesa di S. Pastore in Quinto (nome che ricorda l'antica denominazione di Contigliano: Quintilianum) in documenti dell'Abbazia di Farfa dell'anno 794 .
La leggenda vuole che gli stessi reatini avessero chiesto a S. Bernardo di fondare un monastero nella zona. Fu incaricato S. Balduino, discepolo dello stesso S. Bernardo; in ogni caso la fondazione deve risalire alla prima metà del XII sec. I monaci di S. Matteo chiesero di potersi spostare a causa dell'aria malsana dal loro precedente convento, mentre questo colle era lontano dalle nebbie e dagli acquitrini. Nulla sappiamo sul luogo nel quale sorgeva S. Matteo detto di Montecchio o de Insula, visto che non si è ritrovata alcuna traccia degli edifici. L'importanza di questo sito non può essere compresa se non s'inquadra l'importanza dell'ordine dei Cistercensi.

Ottenuto nel 1234 il permesso di spostarsi in S. Pastore i monaci di S. Matteo riedificarono completamente il monastero, tant'è che non si trovano tracce delle precedenti costruzioni.
Nel 1255 si poneva la prima pietra dell'edificazione, come ricordava una lapide nel chiostro, ora trafugata.
Nel 1264 almeno una parte del monastero doveva essere completa visto che nell'abbazia venivano celebrati festeggiamenti per l'anniversario del Santo titolare, S. Pastore appunto. Dunque in soli 10 anni una buona parte del complesso era edificata.
Sempre da un documento sappiamo che il dormitorio venne edificato nel 1283.
L'Abbazia fu molto prospera dal punto di vista economico, i suoi possedimenti furono molto estesi, anche se non si possono elencare con certezza dato che tutto l'archivio dell'Abbazia è andato perduto nel corso dei secoli. Di sicuro comunque dovette possedere il colle su cui si erige il monastero; i monaci curavano una chiesa nei pressi di Leonessa; sappiamo inoltre che l'Abbazia possedeva una chiesa in Rieti con annesso un ospizio.

Il secolo d'oro dell'abbazia fu il 1300 quando fu potente e ricca; in seguito iniziò il decadimento. Le cause di tale impoverimento possono essere state molteplici: scorrerie di bande di mercenari che devastavano i raccolti nei campi, ma più probabilmente furono anche ragioni di ordine più generale. Ormai nel 1300 erano i cosiddetti ordini mendicanti (francescani e domenicani) ad assumere maggior peso nella società, ovunque i Benedettini, quindi anche i cistercensi perdevano di forza.
Per rimediare allo stato di decadenza dell'abbazia essa venne concessa dall'autorità ecclesiastica in commenda. La commenda era un istituto per cui le abbazie erano date in gestione ad un ecclesiastico o ad un laico, che comunque non erano obbligati alla vita monastica, che potevano anche non risiedere nell'abbazia e che ricevevano i proventi del lavoro dei monaci e ad essi lasciavano il necessario per vivere. Spesso la commenda fu per le abbazie che la subirono l'inizio della decadenza perché i commendatari vendevano i beni delle abbazie.
La prima notizia di una commenda in S. Pastore si ha nel 1428. Il primo abate commendatario fu l'arcivescovo di Reggio Calabria Gaspare Colonna della potente famiglia di nobili romani.
La commenda durò fino alla fine del 1700

Abati commendatari particolarmente importanti furono: Silvestro Nobili di Labro della famiglia che più tardi si unì ai Vitelleschi e che a tutt'oggi detiene ancora il castello di Labro. Egli tenne l'abbazia alla fine del 1400 (dal 1456 al 1479), rinverdendo il patrimonio del monastero, fece riedificare la cinta muraria dell'abbazia; Agostino Spinola, importante famiglia nobile di Savona, abate dal 1518 al 1537, che fece costruire bellissimi appartamenti. Lo Spinola fu l'ultimo abate ad avere reale interesse nell'abbazia e con la sua morte iniziò una decadenza inarrestabile e probabilmente i monaci cistercensi che vi erano ancora abbandonarono il monastero proprio nel 1537. Forse vi furono dei tentativi da parte dei monaci cistercensi di tornare in S. Pastore; ciò che è certo è che dal 1561 essi non furono mai più citati nei documenti relativi all'abbazia, dunque l'avevano da allora abbandonata.

Così l'abbazia fu abbandonata fino al 1580, quando con un breve di Gregorio XIII l'abbazia venne assegnata ai Canonici Regolari. Questi nel 1638 fecero rifare il chiostro come si leggeva in un iscrizione trafugata e tennero l'abbazia fino al 1801, anche se negli ultimi anni vi risiedevano solo tre canonici e alla fine uno solo, dunque la decadenza era grande.
Dopo il 1801 l'abbazia fu di nuovo abbandonata fino al 1814 quando venne ridata in commenda a Monsignor Francesco Tiberi di Contigliano (arcivescovo di Atene), ma la decadenza era ormai assoluta gli abati commendatari dovevano solo riparare ai debiti dell'abbazia.
Nel 1834 il monastero e i suoi possedimenti furono comprati dai marchesi Potenziani dalla Camera Apostolica, l'abbandono fu totale e si perpetrarono ruberie di tutti i generi.
 

 

Le informazioni su San Pastore sono tratte dall'opuscolo "San Pastore tra passato e futuro" d.ssa Benedetto Maria Beatrice

 

 


 

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